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al testo proposto da Marisa Madonini
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'C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta.' (Tesi di filosofia della storia, p. 80) La figura di Benjamin è di quelle che si prestano più difficilmente alla definizione e collocazione critica. Saggista e critico letterario, il significato e l'intenzione dell'opera trascendono tuttavia i limiti della critica, o della storia letteraria nella accezione corrente. La sua originalità di pensatore fu piuttosto tutt'uno con la sua attività d'interprete e di critico, e si costituisce fondamentalmente solo in essa... [...] La presente raccolta comprende (nella prima parte) proprio quelle che si possono considerare, per questo rispetto, le eccezioni dell’opera di Benjamin: come il saggio su diritto e violenza, quello sulla traduzione, o il manoscritto inedito sulla lingua: scritti, cioè, dove sembrano affrontati e dibattuti direttamente problemi di ordine teoretico. Ma in generale è proprio di Benjamin innestare la speculazione teoretica sull’analisi critica dei testi, e formulare le sue tesi filosofiche solo sulla scorta e in occasione di un’attività ermeneutica. Sono costruite con questo metodo quasi tutte le opere maggiori e piú impegnative (per non parlare dei «saggi» propriamente detti): la dissertazione sul Concetto di critica d’arte nel romanticismo tedesco, il grande studio sulle Origini del dramma tedesco, e i saggi sulle Affinità elettive e su Baudelaire riportati in questo volume. Come l’opera maggiore, Le origini del dramma tedesco, dedicata al teatro barocco e all’allegoria come forma d’arte, è (secondo la tesi di Lukács) essa stessa una segreta allegoria dell’«avanguardia», cosí un saggio come quello sulle Affinità elettive è qualcosa come un trattato ermetico dell’amore e del matrimonio nelle condizioni dell’epoca moderna. (Dall'introduzione di Renato Solmi, traduttore e prefatore della raccolta di saggi, frammenti e pensieri del filosofo, critico e traduttore W. Benjamin) Giulio Einaudi Edizioni |
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